Una cascata di retorica sulla scomparsa di Pietro Ingrao.
Buttato come un ferrovecchio dal PCI-PD (nel quale rivestiva il ruolo di inutile mosca cocchiera), anni fa fu recuperato da Bertinotti che lo trasformò, da perfetto burocrate del PCI-PD in una icona di Rifondazione. Quasi come se la vecchiaia potesse riscattare una vita di cedimenti e di accodamenti alla politica sempre più smaccatamente infame del PCI-PD.
Il maquillage ha continuato a funzionare e ora sulla Rete è tutto un coro di lodi per un Ingrao spacciato come “comunista” o, addirittura “rivoluzionario”. Non è così. E chilometrico sarebbe l’elenco delle sue discutibili esternazioni. Limitiamoci ad una: quella sulla guerra alla Libia: riportata in una sua intervista intitolata «Quel Gheddafi è un mascalzone e bisognava pur fermarlo…» E l’articolo è del dicembre 2013. E gli effetti della ennesima “guerra umanitaria” erano già sotto gli occhi di tutti.
“Felice il Paese, che non ha bisogno di eroi!” (Bertolt Brecht)
Francesco Santoianni
(articolo già pubblicato nel 2015 nel sito http://pecorarossa.tumblr.com/