Non nascono tutti i giorni geni della Comunicazione come Gianroberto Casaleggio. Per questo la sua morte (unita all’annunciato “ritiro” dell’altrettanto geniale Grillo) getta il Movimento Cinque Stelle – che ha vissuto finora solo di gesti eclatanti dettati dai due – in una impasse. Ad aggravare la situazione, un evanescente “Direttorio”, una struttura territoriale tanto inesistente quanto avvelenata da faide, attivisti e parlamentari ridotti al rango di fedeli di un ineffabile “Spirito del Movimento Cinque Stelle” che, lungi dall’essere una precisa linea politica è mero marketing elettorale.
Del resto è questa la conseguenza della strategia politica che è stata definita da Casaleggio: nessun rapporto con gli altri movimenti, nessuna ideologia, nessuna analisi di classe… ma, coprire a 360 gradi TUTTE le istanze della società (anche le peggiori) nella illusione che questo possa portare all’agognato 51% e, quindi, all’ingresso nella “stanza dei bottoni” di nenniana memoria.
E ora? Che succederà al Movimento Cinque Stelle? Di certo non servirà a tenerlo in piedi né la furbizia di Di Maio né il carisma di di Battista (sorvolo, per carità cristiana, sul terzo “leader nazionale”). Servirebbe, come già detto, una precisa linea politica e, soprattutto un rapporto con i movimenti (miracolosamente, ancora in piazza); movimenti che finora, nei riguardi dei Cinque Stelle si sono limitati ad un grottescoostracismo.
Sarebbe il caso che i compagni ci riflettessero su, ora che Casaleggio è morto.
(articolo già pubblicato nel 2016 nel sito http://pecorarossa.tumblr.com/