L’ennesima bufala dei “bombardamenti con il Cloro”

Brucia ancora ai media mainstream la liberazione di Aleppo. Che ora rispondono diffondendo la “notizia”– patrocinata da un Rapporto di  Human Rights Watch (HRW) – del Cloro che, a dicembre, sarebbe stato sganciato dall’aviazione russa e siriana sui quartieri di  Aleppo presidiati dai “ribelli”. Un Rapporto, quello di HRW, costellato da plateali contraddizioni (tra cui un video che impunemente mostra una bombola di gas costruita in Giordania). Una campagna mediatica ancora più forsennata di quella del 2014 e che avevamo analizzato con due articoli (il primo a maggio, l’altro ad ottobre) e un videoclip.

Ma, prima di analizzare alcune incongruenze dell’attuale campagna mediatica, una precisazione. Nonostante sia facile da produrre e sia molto diffuso (in quanto utilizzato per numerose applicazioni, ad esempio, la potabilizzazione delle acque) il Cloro mal si presta ad un uso militare; non a caso fu usato solo agli esordi della Prima guerra mondiale. Il perché si spiega considerando la lunga esposizione che necessita per essere letale; gli inequivocabili sintomi (bruciore agli occhi, dolori polmonari) che segnalano la sua presenza (e che, quindi spingono i colpiti ad allontanarsi dall’area colpita); il suo essere più pesante dell’aria che lo fa ristagnare in un’area molto piccola. Non a caso quelli  che restano, forse, gli unici accertati attacchi con Cloro di questo secolo (camion carichi di esplosivo e bidoni di Cloro, usati da Al Qaeda in Iraq, nel 2007) hanno provocato un numero limitatissimo di vittime. Certo, con il Cloro possono essere fabbricati composti ben più letali. Ma non si direbbe questo il caso dei presunti attacchi denunciati da Human Rights Watch, come si vedrà in seguito.

Ora  – anche utilizzando le considerazioni espresse nell’articolo “Assessing HRW’s Latest Chlorine Report” da Adam Larson – analizziamo il Report  “Syria: Coordinated Chemical Attacks on Aleppo” redatto da Human Rights Watch (HRW). Report nel quale l’unico “testimone” ripreso in video (video prodotto dall’Aleppo Media Center dei “ribelli” siriani e preso come Vangelo da HRW) , è celato da una mascherina sanitaria. Eppure, con attacchi così efferati come quelli denunciati da HRW, non avrebbero dovuto mancare familiari o parenti delle vittime desiderosi di denunciare a viso aperto l’accaduto. Ma le incongruenze che costellano il Report di HRW e, quindi, di un video che lo sintetizza, sono molte altre.

Intanto “l’elicottero che sgancia bombe al Cloro”. Certo, sarebbe stata una bella fortuna per l’operatore video poter riprendere l’elicottero nel momento esatto dello sganciamento delle bombe al Cloro. Magari avrebbe potuto sopperire a questa riprendendo un elicottero che sganciava “normali” bombe e poi raccontare che erano al Cloro per garantirsi un po’ di credibilità. Non si è degnato neanche di ricorrere a questo stratagemma. Ha ripreso, invece, un elicottero che, il 22 novembre 2016, avrebbe volato (verosimilmente in pieno giorno) sul quartiere di Daheert Awad su un cielo appena velato da nubi per poi mostrarci una “nuvola verde” (sulle incongruenze di questa rimandiamo all’analisi di Charles Shoebridge, già ufficiale di Scotland Yard) che si ergeva (ma come avrebbe fatto il Cloro ad arrivare così in quota?) dietro un cielo (terso e verosimilmente al tramonto) sul quartiere di Daheert Awad, lo stesso giorno.

Ancora più enigmatica è, poi, la ripresa della “nube di Cloro” a terra, raffigurata in un altro video farlocco di HRW.

 

Certamente, il colore della nube lì ripresa si direbbe essere quello del Cloro, se non fosse che l’identico colore può essere garantito, oltre che da uno dei tanti fumogeni,  dalla combustione di alcune vernici alla nitrocellulosa. Lo stesso comportamento delle persone che animano il video si direbbe attesti l’ipotesi di una messinscena.  Il video, infatti, comincia con un tizio (con la maglia a righe marroni) che, con passo normale, si allontana da quella che dovrebbe ritenere una micidiale nube di Cloro. Intanto l’operatore video (verosimilmente, con uno smartphone) si avvicina alla nube finché si volta indietro a riprendere alcune persone che scappano (gridando che si tratta di un attacco con il Cloro), nonostante un tizio con il maglione verde – si direbbe tranquillamente – stazioni a pochi metri dalla nube. A questo punto l’operatore video, incredibilmente, comincia ad avvicinarsi alla nube finché non si trova al centro di questa. Per riprendere cosa (la strada appare vuota) si espone all’esposizione del “Cloro” che dovrebbe, oltre che soffocarlo, bruciargli gli occhi?

C’è poi la straziante foto dei quattro bambini “uccisi dal Cloro”, almeno così viene presentata da HRW. Ma anche qui le incongruenze non mancano. Intanto ci sarebbe da domandarsi dove quei quattro corpi sono stati fotografati. In un ospedale? E come mai non sono adagiati su barelle o letti? Nella loro abitazione? E perché non sono stati fotografati nei loro letti (dove, secondo la Reuters sarebbero morti) ma posizionati, così “scenograficamente” per terra? Ci sarebbe poi da soffermarsi sugli spasmi prodotti dal Cloro (che non si ritrovano nella postura dei bambini) e su altre macabre considerazioni per le quali preferiamo rimandare all’articolo di Adam Larson.

Ma ad attestare inequivocabilmente la bufala dei “bombardamenti con il Cloro su Aleppo est” è la faccenda dei contenitori del gas. Le “bombe al Cloro” che – secondo Human Rights Watch  sarebbero state sganciate dagli elicotteri sono null’altro che gli stessi contenitori di colore giallo – trafugati, nel 2012, dai “ribelli siriani” dagli stabilimenti della Syrian-Saudi Chemicals Company – contenenti Cloro destinato alla potabilizzazione delle acque. Va da sé che questi contenitori – privi di alette direzionali o di qualsiasi meccanismo di apertura rapida una volta raggiunto il suolo –  mal si prestano ad un uso bellico in quanto non garantiscono nessuna precisione nei “bombardamenti” e trattengono buona parte del Cloro al loro interno una volta schiantatosi al suolo. In più vi è la summenzionata inefficacia del Cloro come arma chimica. Non a caso, gli stessi “ribelli siriani”, nonostante l’ingente arsenale di Cloro a loro disposizione e la possibilità di lanciare i contenitori con rudimentali razzi o mortai, hanno fatto scarso uso di questa “arma”.

Che fare, allora, degli innumerevoli contenitori di Cloro a loro disposizione? Li si utilizza a fine di propaganda. Guardate con attenzione questi contenitori gialli: sono cartucce per la potabilizzazione delle acque,  verosimilmente vuoti del loro contenuto e tutti privati dei dispositivi di raccordo  all’acquedotto. Fosse la foto più grande, si sarebbe potuto leggere sull’etichetta il nome della ditta che li ha prodotti. Circostanza questa, per puro caso, possibile in un fotogramma del video che, per sua sciagura, l’Aleppo Media Center ha prodotto. Una ditta, addirittura, della Giordania (acerrima nemica del governo Assad). Qui il suo sito internet con il logo in evidenza. Lo stesso che si staglia sulla “bomba al Cloro di Assad”.

 

Francesco Santoianni

 

(questo articolo è stato già pubblicato nella mia Rubrica “I media alla guerra” de L’Antidiplomatico e su Sibialiria )

 

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