Manchester: il prossimo obiettivo è l’Italia?

Manchester covo di “fanatici islamici” da redimere con qualche improbabile campagna di integrazione? No, Manchester principale centro di arruolamento per i tagliagole mandati dalla Gran Bretagna in Siria e Libia per la sua guerra; mercenari, ora allo sbando, che ricattano i loro ex burattinai.

E davanti alla strage al concerto attuata dal solito “islamico già noto ai servizi di sicurezza” cominciano ad apparire, anche sui nostrani media, cupe considerazioni sul “nemico” che ora ci ritroviamo in casa per via della guerra che stiamo conducendo per procura in Libia. Ad esempio i coccolatissimi “ribelli di Misurata” che, in questi giorni, hanno sgozzato 134 persone nella base aerea di Birak. Pare con la collaborazione di miliziani di Al Qaeda-ISIS i quali, a detta del Guardian (che cita un rapporto dei servizi di sicurezza italiani), se feriti o bisognosi di cure – al pari dei “ribelli di Misurata” – entrano ed escono dagli ospedali militari italiani.

Che fare per evitare che qualcuno di questi tagliagole riproponga in Italia una mattanza tipo Manchester? C’è chi – come qualche autorevole giornalista – suggerisce di tenerseli buoni dando loro uno stipendio chi – come un alto dirigente dell’Unione Europea – consiglia di reintegrarli nella nostra società quasi fossero tossicodipendenti. Si direbbe che quasi nessuno chieda di smettere di utilizzare questi criminali per le nostre guerre.

Intanto, in attesa di una qualche soluzione, riguardiamoci questo videoclip:

 

 

 

Francesco Santoianni

 

Questo articolo viene pubblicato anche nella Rubrica “I media alla guerra” su L’Antidiplomatico

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