Chiusi i fasti del G7 di Taormina (fasti solo televisivi, in quanto i leader lì presenti non si sono trovati d’accordo su niente) continua nel nostro Paese il peregrinare del primo ministro canadese Justin Trudeau sotto gli occhi estasiati dei nostrani media che ci assicurano riesca ad “incantare l’Italia”, anzi ad “innamorare il mondo”.
Ma perché tanto servilismo? Verosimilmente, perché Trudeau resta l’ultimo piazzista della Globalizzazione e, quindi, del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement – “Accordo economico e commerciale globale”) un trattato di “libero scambio” tra Canada e Unione europea che, al pari del (presumibilmente defunto) TTIP tutela esclusivamente il business di poche grandi imprese a scapito dei diritti dei lavoratori, della qualità dei prodotti alimentari e dell’ambiente. Un trattato così abominevole che, addirittura, ha spaccato il gruppo degli europarlamentari PD. Nonostante ciò, qualche giorno fa, il governo Gentiloni, nel silenzio tombale dei media main stream, ha approvato la ratifica del CETA. Un colpo di mano che c’è da augurarsi venga rigettato dal Parlamento e dalle piazze.
Intanto Trudeau, nel tripudio della stampa di regime, continua il suo tour. Ieri gli sono state mostrate le macerie che (ad un anno dal terremoto) ancora sovrastano Amatrice. Non si sa se per impietosirlo o per mostrargli l’efficienza del governo Renzi-Gentiloni.
Francesco Santoianni