VK: reportage da un transfuga di Facebook

Ciao a tutti da VK, il social russo dove, per sfuggire alla campagna maccartista che già ha cancellato da Facebook innumerevoli compagni e decine di loro gruppi, mi sono rifugiato. Qua tutti a lavorare per salvare dalla distruzione e dall’oblio quello che, sciaguratamente, negli anni avevamo riposto nelle mani di Zuckerberg. Io, ad esempio, sto cercando di mettere in salvo su VK il contenuto del Gruppo Facebook “Siria: no ad un’altra Libia”, già sotto attacco dai Savonarola del politically correct (quattro ingiunzioni negli ultimi tempi).

Intanto, cerco di stabilire contatti con chi, come me, è stato costretto ad abbandonare la Patria lontana, accettando l’”amicizia” di chiunque me la chieda. Tra questi, un tizio che si sente in dovere di mettermi in guardia contro questo o quello di “dubbia fede politica, o peggio”. Mi conduce quindi, come Virgilio nella Divina Commedia, a dare una occhiata a gironi infernali: gruppi affollati, a suo dire, da “rossobruni dai quali stare alla larga”. Dopo un po’, anche perché stanco della sua saccenteria, lo liquido con qualche frase di circostanza e torno a scaricare freneticamente dal mio gruppo Facebook, destinato a morire.

Fin quando un messaggio mi costringe a fermarmi: “Ciao. Ti ricordi di me?” Guardo il nome: non mi ricorda nulla. E così la povera compagna (una, come me impegnata contro la guerra) mi racconta la sua Odissea. Costretta per ben sei volte a cambiare nome (manco fosse Mata Hari), per essere riammessa su Facebook, dopo ogni espulsione, ha dovuto mandare ogni volta, agli inquisitori la fotocopia di una nuova carta di identità (sempre delle zie, che ora la guardano in cagnesco) ma pure così il trucco (credo, per via dell’ID) è stato scoperto e ora è un paria di Facebook. Commosso, come uno dei Padri Pellegrini, le prometto che, da oggi, qui sulle sconfinate praterie di VK, tutto cambierà; finalmente una terra di libertà, dove ognuno potrà esprimere la sua opinione senza il timore di qualche caccia alle streghe.

Speriamo.

Francesco Santoianni

continua (la precedente puntata è stata pubblicata qui)

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