Si stanno scavando la fossa con le loro mani gli esperti del Comitato tecnico scientifico. Dal 15 giugno hanno autorizzato i voli di linea con tutti i posti occupati; come se la mascherina (che poi viene necessariamente tolta quando arriva il carrello con le bibite o con i pasti) possa evitare di essere “infettati” da uno che sta (per ore!) a trenta centimetri di distanza. Poi, dopo non aver detto nulla sui Flixbus che tornano pieni, non hanno rivietato l’apertura dei centri commerciali, neanche quando in Germania è stato proprio l’impianto di aria condizionata a diffondere il famigerato virus Sars-Cov-19 nel mattatoio di Toennies, in Germania. Ora davanti alle Ferrovie dello Stato che, ai sensi del DPCM del 14 luglio, permettono di fare occupare tutti i posti nei treni, gli esperti del CTS, a giudicare dalle interviste, spalleggiano il ministro Speranza che ha vietato questa decisione (finalizzata, tra l’altro, a ridurre il costo dei biglietti, oggi alle stelle).
Si, ma in nome di quale considerazione scientifica? Intanto una precisazione: tutti gli impianti dell’aria condizionata (anche quelli in uso negli ospedali o negli aerei o nei pullman) riescono a filtrare la maggior parte dei microbi non certo i virus. Né, tantomeno, possono impedire che un virus espirato da una persona possa essere inspirato da un’altra che le sta accanto; solo il rispetto della, ormai famosa, distanza di bio-sicurezza potrebbe, parzialmente, evitare questo rischio.
Quindi, cosa potrebbe decidere gli esperti del Comitato tecnico scientifico, chiamato in questi giorni a pronunciarsi sulla faccenda? Di certo, non possono sperare di cavarsela, ancora una volta, con un ambiguo documento come questo. Quindi, dovranno dare precise indicazioni. O imporre il ferreo rispetto della distanza di bio-sicurezza con la conseguente richiusura di innumerevoli attività. O ammettere l’evidenza, e cioè che l’inalazione del virus non è l’anticamera dell’obitorio nonostante sia proprio questo il mantra alla base della passata e presente terroristica gestione dell’emergenza Covid.
In entrambi i casi si sono scavati la fossa.
Francesco Santoianni