Dopo l’assemblea di “Potere al Popolo” (qui il video), cinque telegrafici suggerimenti per evitare che la sua annunciata presentazione alle elezioni politiche del 2018 si traduca (così come è stato per la lista Napoli non si piega) in un colossale fallimento.
- Preparare una lista elettorale, non l’embrione di futuro partito. Evitare di impegolarsi nel solito tentativo di “ricomposizione delle forze antagoniste” destinato a sciogliersi come neve al sole il giorno dei risultati.
- Aggregare più forze e organizzazioni. Le alleanze sono indispensabili se si vuole vincere. Stilare subito il programma di “Potere al Popolo” e le regole per partecipare alla lista. Chi li accetta potrà dar vita ad un comitato elettorale nella propria città.
- Nessun capolista tra le “vecchie glorie”. Esponenti della “società civile”, artisti, cascami politici, intellettuali senza né arte né parte, presunti leader… se proprio vogliono dare una mano, si limitassero a fare un appello. Meglio affidarsi a candidati che sappiano comunicare che la politica è passione, non un mezzo per sbarcare il lunario.
- Tenersi alla larga dalle Armi di Distrazione di Massa: Ius Soli, “antifascismo”, “lotta all’omofobia” “lotta al femminicidio”…, e altre campagne mediatiche imposte dai media di regime.
- “Potere al Popolo”. È un nome bellissimo. Che, oltre a riecheggiare l’epopea socialista, fa piazza pulita dei tanti (eurocrati, burocrati sindacali, politicanti…) che hanno estromesso il Popolo dai ogni potere. Per una lista che vuole essere rivoluzionaria, questo nome è perfetto. Alla faccia di chi – per paura di essere additato come “populista” o per ricollegarsi pervicacemente al termine “sinistra” (che per i più è solo sinonimo di malaffare) – propone già oggi che la lista cambi nome.
Francesco Santoianni
P.S. Articolo modificato rispetto a quello pubblicato ieri