Meglio che si facciano quattro conti i tanti della “sinistra antagonista” che fino a ieri inneggiavano all’indipendenza della Catalogna e che ora si consolano con considerazioni come questa, questa o, addirittura, questa.
Alle elezioni del 21 dicembre (con una delle più alte affluenze di elettori: l’86%), Ciudadanos, il partito più ferocemente “anti-indipendentista”, diventa la prima formazione catalana, mentre il “fronte indipendentista” (Junts per Catalunya, Erc e Cup) cala dal 49% al 47% passando da 72 seggi a 70. E la perdita di seggi sarebbe stata ancora più netta se un voto nelle zone rurali catalane non valesse una volta e mezza un voto espresso a Barcellona (dove gli “anti-indipendentisti” hanno avuto un trionfo di ben 11 punti: dal 44% al 55%).
Si dirà: “si, ma Madrid ha mostrato il pugno duro … le banche hanno sabotato il progetto di indipendenza minacciando di trasferirsi altrove … l’Unione europea ha risposto picche all’indipendenza della Catalogna … ” Considerazioni che illuminano sulla miseria politica di tanti nella “sinistra antagonista” che si sono accodati a forze che ambivano soltanto ad entrare a vele spiegate nell’Unione Europea, illudendosi di poterle ricattare con i loro voti al Parlament de Catalunya.
Ci riferiamo al CUP (Candidatura d’Unitat Popular), fino a ieri (in parte, ancora oggi) idolatrato da tanti “antagonisti”, e che ora – dopo la sua debacle elettorale (da 10 a 4 seggi) – si trova ad un bivio: o continuare ad appoggiare con i suoi quattro voti partiti padronali ma “indipendentisti” o votare contro e scomparire politicamente.
Bere o affogare.
Francesco Santoianni