Un colpo da Maestro quello di Luigi di Maio che, rifiutandosi di incontrare Berlusconi e proponendo Anna Maria Bernini alla presidenza del Senato, è riuscito a fare allargare la crepa che – speriamo – dissolverà la coalizione di destra, spingendo Berlusconi verso il PD e, quindi, garantire il trionfo dei Cinque Stelle alle – verosimilmente prossime – elezioni politiche. E tutto questo mentre “Potere al Popolo”, invece di riflettere sul perché della sua debacle elettorale, si balocca ancora con l’”Antifascismo” che – visti i risultati elettorali di Casa Pound e Forza Nuova – ora, verosimilmente, indirizzerà verso i Cinque Stelle.
Ma andiamo con ordine.
La coalizione di destra (ha raccolto circa il 37% dei voti) è una Armata Brancaleone nella quale convivono contraddizioni stridenti, prima tra tutte il rapporto con l’Unione Europea. Se Salvini (a chiacchiere “antieuropeista”) è riuscito a diventare leader di questa coalizione è solo perché il suo populismo serviva per arginare l’avanzata dei Cinque Stelle. Ma il vero padrone di questa coalizione (anche perché è lui ad avere i cordoni della borsa mentre la Lista Salvini è alla canna del gas) è Berlusconi (81 anni: tenuto in piedi da sempre più arditi trattamenti farmacologici e maquillage) che scalpita per tornare al governo a tutti i costi. Lo ha capito benissimo il misterioso think tank che consiglia Luigi di Maio che sta ordendo la seconda parte del piano: permettere la nascita di un governo diretto da un uomo “presentabile” di Berlusconi – Taiani, ad esempio – che, tra immancabili “mal di pancia”, vedrà anche la presenza di esponenti del PD (magari spacciati come “tecnici”). Un governo da impallinare alla prima occasione. Ad esempio, dopo l’estate quando dovremmo pagare i 60 miliardi di euro previsti dal Fiscal Compact.
Se questo è lo scenario – che, verosimilmente, vedrà nei prossimi mesi clamorose fratture in quasi tutte le forze politiche – sarebbe il caso per la “sinistra antagonista” rientrare in gioco, mettendo da parte l’ostracismo esternato finora nei riguardi dei Cinque Stelle e cercare di sviluppare con essi, da subito, campagne politiche unitarie. Ad esempio, quella contro il pagamento del Fiscal Compact e del Debito pubblico. E per fare questo sarebbe opportuno creare un Comitato nazionale davvero inclusivo. Quello che attualmente c’è, che non ha resistito alla tentazione di mettere nel suo programma anche la battaglia per lo “ius soli”, può servire, al massimo, per continuare a baloccarsi dentro Potere al Popolo.
Francesco Santoianni