“Usato come arma dai russi”. È questo il titolo che campeggia su tutti gli schermi TV e media mainstream a proposito del Beluga – una balenottera bianca, dall’aria simpatica – trovata davanti le coste norvegesi con una imbracatura. Ad attestare lo zampino di Putin, sulla imbracatura, una dicitura riportante anche un numero di telefono che, secondo anonimi “esperti”, corrisponderebbe ad una struttura militare russa. «Ma (vi pare mai possibile) – non si stanca di ripetere il colonnello russo Viktor Baranets – che se avessimo usato questo animale per spiare (o come arma) avremmo fatto trovare un numero di cellulare e il messaggio “per favore, chiamate questo numero”»?
Già, ma chi volete che in TV si sia preso la briga di prendere in esame una considerazione così ovvia? O l’ipotesi più probabile. E, cioè, che quella piccola imbracatura era destinata ad ospitare un GPS per monitorare via radio le rotte dei cetacei. Ma, pure ammettendo, per mera ipotesi, che quel cetaceo facesse parte di un progetto militare, perché tanto clamore? Perché mettere alla gogna solo i Russi? Da decenni l’addestramento militare dei cetacei (in particolare, delfini) è praticato da moltissimi paesi (al primo posto gli USA). Non ci credete? Leggete qui.
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