Alle politiche del 2018 avevo votato Movimento Cinque Stelle e Potere al Popolo. La speranza era che quest’ultimo, anche incalzando e sfruttando le contraddizioni dei Cinque Stelle, sarebbe riuscito, a trasformare parte dell’area elettorale creata dai grillini in un vasto movimento di classe. Speranza delusa. Costretti da un infame sistema elettorale, dopo il diniego del PD, i Cinque Stelle sono andati al governo con la Lega, dando corpo a quel paranoico “antifascismo” e “antirazzismo”- rivolto contro la totalità del Governo Conte dagli isterici capetti dei Centri sociali – che ha comportato, sostanzialmente, la fine di Potere al Popolo.
Si, ma che si vota il 26 maggio?
Considerando l’astensionismo una sconfitta e scartando gli inutili Rigattieri della Sinistra – Rizzo e l’ancora più impresentabile lista “La Sinistra” – due parole sul perché, da comunista, voterò Movimento Cinque Stelle; un movimento nato, non già su una precisa linea politica, ma da un marketing elettorale a 360 gradi, e che – proprio per questo – si è dimostrato incapace di scendere in piazza da solo, anche davanti a vergognose imposizioni, come la rielezione di Napolitano o i ministri montiani pretesi da Mattarella.
Ma una batosta elettorale potrebbe far cambiare natura al Movimento Cinque Stelle o spaccarlo con la conseguente nascita di un partito di classe? Credo proprio di no. Molto più probabile, in tal caso, la sua dissoluzione e lo scenario prospettato da Berlusconi: un governo “tecnico” capitanato da Draghi e sostenuto da tutti i partiti “europeisti” e “antirazzisti” (dal PD a Forza Italia); insomma, una riedizione del Governo Monti.
Ma ci sarà davvero questa “batosta elettorale” per il Movimento Cinque Stelle? Dissolti i marchettari sondaggi che lo davano distrutto, i recenti risultati elettorali in Sicilia e, soprattutto, la spasmodica attenzione nei suoi riguardi da parte del PD, evidenziano che il suo aver tenuto fede su alcuni punti del suo programma elettorale (primi tra tutti il Reddito di cittadinanza e la Legge Fornero) paga. Certo, su altre importanti questioni (per quel che mi riguarda, soprattutto la politica estera) il tradimento è stato totale. Ma a chi volete che interessino questioni come le Sanzioni alla Siria o l’imminente guerra all’Iran, considerato che coloro che dovrebbero agitarle – i tanti della cosiddetta “sinistra antagonista” – sono impegnati, esclusivamente, a fare i Lazzari per conto di Repubblica?
Concludiamo con una citazione di Mark Twain: «Se il voto potesse veramente modificare le cose, lo renderebbero illegale»; certo, ma una elezione rivela le aspettative della gente. Quella del 4 marzo 2018 evidenziò – per la prima volta da decenni – la speranza di milioni di persone di poter prendere in mano il proprio destino. Una speranza viva ancora oggi. Certo, le sole speranze non bastano se non c’è una organizzazione politica capace di trasformarle in mobilitazioni. Lavoriamo per crearla. E ora, almeno sapete per cosa dovete votare alle elezioni del 26 maggio.
Francesco Santoianni