“Ma perché dovrei andare a votare al referendum del 29 marzo? Tanto non raggiungerà il quorum!”
Intanto una precisazione. Il Referendum non prevede quorum e quindi vincerà il SI o il NO in base ai voti reali espressi, anche se non si raggiungerà il 50%+1 dei votanti.
Andiamo avanti.
Come dovrebbe essere noto, il referendum mira a confermare o cancellare la riduzione (da 945 a 600) del numero dei parlamentari, previsto dalla legge costituzionale 240 del 12 ottobre 2019, definitivamente approvata dalla Camera dei deputati con 553 voti favorevoli, 14 voti contrari e 2 astenuti).
Intanto una domanda: perché tanti partiti, ad esempio il PD, che avevano votato a favore della legge ora suggeriscono di cancellarla votando NO al referendum? Ci arriviamo tra un attimo.
Prima qualche considerazione su questa legge che, a detta di Di Maio che l’ha imposta come condizione primaria per il Conte 2 (sostanzialmente per imbalsamare i suoi parlamentari sugli scranni e scansare nuove elezioni), determinerebbe un risparmio di 57 milioni di euro annui (lo 0,007% della spesa pubblica italiana). Si, ma se bisognava ridurre il “costo della casta”, perché mai ridurre i parlamentari e non – una proposta di sempre dei Cinque Stelle – dimezzare i loro gli stipendi (oggi, mediamente dai 15.000 ai 20.00 euro lordi al mese)? Una soluzione che, tra l’altro, escluderebbe chi vede e vive un seggio in Parlamento più come un bancomat che come un ruolo fondamentale nella vita democratica del Paese.
Tra l’altro, l’effetto più evidente della legge al vaglio del referendum sarà (considerando che per eleggere un senatore ci vorranno non più 188.424 elettori, bensì 302.420; 151.210, invece di 96.006, per un deputato) ridurre il livello di rappresentanza politica legato ai territori e legare ancor di più l’elezione in Parlamento alla sudditanza ai vertici del partito. Altro che una “vittoria della ggente contro la casta!“.
Se questa è la legge che il referendum del 29 marzo chiede di vagliare, altrettanto sconfortante è la disamina del referendum stesso che – tra l’altro – costerà all’erario circa 300 milioni di euro, quasi sei volte la somma annualmente risparmiata con la legge 240/2019.
Un referendum reso possibile da parlamentari Forza Italia, PD e Lega (che pure avevano votato la legge) nella speranza di infognare ancora di più il Movimento Cinque Stelle nelle sole questioni inerenti la “casta”. Esemplare è stato, ad esempio il risalto mediatico alla manifestazione grillina contro i vitalizi; e state pur certi che nei prossimi giorni in TV vedrete solo grillini che decantano la legge 240/2019 e la vittoria contro la “casta”. Basta che non parlino più di questioni che potrebbero, davvero, infiammare la piazza, come lo scandalo della società Autostrade ancora in mano ai Benetton o il MES.
Un motivo in più per votare NO al referendum del 29 marzo. Soprattutto per i veri attivisti Cinquestelle che potrebbero, così, scrollarsi di dosso i vari capetti che stanno portando alla rovina il Movimento Cinque Stelle fregandosene, ormai sfrontatamente, delle decisioni della base. Un esempio per tutti: l’assemblea del Ramada di Napoli che aveva ratificato il NO ad ogni alleanza alle regionali con il PD.
Francesco Santoianni