“In Italia il virus uccide, in Germania no. Il mistero della resistenza dei tedeschi”. Davvero irritante questo articolo de l’Espresso che, per coprire la sempre più evidente irresponsabilità del governo italiano, dopo essersi trastullato con davvero sbalorditive ipotesi (addirittura la “particolare solitudine degli anziani tedeschi”) non riesce a svelare il “mistero” di una Italia nel quale il tasso di letalità da Coronavirus è 28 volte superiore a quello che c’è in Germania.
Eppure sarebbe bastato riferire che, in tutti i paesi del mondo, il tasso di letalità (numero dei morti su quello degli infettati ) viene calcolato su una stima della popolazione complessiva contagiata. In Italia invece, non esiste nessuna stima degli Italiani contagiati (che dovrebbero essere ormai milioni) ma solo un guazzabuglio di dati sull’esito di tamponi effettuati – a casaccio e senza nessuno standard o coordinamento nazionale – dalle Regioni solo su soggetti ritenuti “a rischio” (che presentavano qualche preoccupante quadro clinico o che raccontavano di probabili contatti con persone infette). Una situazione che, tra l’altro, impedisce di valutare l’avanzamento del contagio e quindi le strategie da approntare.
Ancora peggio per la “conta dei morti”, piatto forte dell’informazione RAI.
La questione “morti per Coronavirus” invece che “morti con Coronavirus” (e cioè se questo virus sia la causa principale della morte o se sia presente nell’organismo di persone sul procinto, comunque, di morire per altre patologie o per vecchiaia), è stata oggetto di innumerevoli e, spesso anche violente, polemiche, che, comunque non impediscono alla Protezione civile di continuare a divulgare il numero di non meglio specificati “Deceduti” seguito dalla farisaica dicitura “in attesa di conferma Istituto Superiore di Sanità”.
In realtà già il 13 marzo il direttore dell’Istituto superiore della sanità annunciava che solo per due persone, tra le tante ascritte come “morte per Coronavirus”, si poteva – per l’assenza di gravi patologie pregresse e per l’età – confermare questa diagnosi. Il 17 marzo un verdetto ancora più inequivocabile: su 355 cartelle cliniche esaminate, solo 12 decessi possono essere ascritti come “morti per Coronavirus”. Una percentuale, quindi del 3,4% che se proiettata sul numero complessivo dei “decessi” (2503) comunicato dalla Protezione civile qualche giorno fa, identificherebbe (3.4 % di 2.503) solo in soli 85 di questi i morti per Coronavirus.
Si, ma allora perché il Governo non corregge il tiro chiarendo così che si tratta di una seria epidemia ma non certo l’inizio di una ecatombe? Verosimilmente, perché teme che le sue clamorose inadempienze (nessuna concreta direttiva alle Regioni, nessun accatastamento di apparecchiature medicali e dispositivi per affrontare l’emergenza..) e le sue contradittorie direttive (da #MILANONONSIFERMA alla quarantena per tutti; dai bambini appena tornati dalle loro vacanze in Cina, liberi di rientrare senza alcun controllo sanitario nelle loro classi all’altrettanto insensato divieto dei voli Italia-Cina…) trasformino le tensioni che si accumulano in questi giorni di quarantena in rabbia e incontrollabili proteste.
E allora, avanti tutta, come se niente fosse. Sperando che il terrore del Coronavirus continuamente alimentato dalla RAI e da altri media , possa ancora garantire l’irreggimentazione della popolazione.
Francesco Santoianni
P.S. Per una più completa analisi dell’emergenza Coronavirus-COVID 19 in Italia vedi questo articolo.